Il processo comunicativo ha una intrinseca natura bidirezionale, quindi il modello va interpretato nel senso che si ha comunicazione quando gli individui coinvolti sono a un tempo emittenti e riceventi messaggi.In realtà, anche in un monologo, chi parla ottiene dalla controparte un feedback continuo, fosse anche il messaggio non verbale "parla quanto vuoi, io non ti ascolto".
Questo fenomeno è stato riassunto con l'assioma (di Paul Watzlawick) secondo il quale, in una situazione in presenza di persone, "non si può non comunicare": perfino in una situazione anonima, come in un vagone della metropolitana, noi emettiamo continuamente, per i nostri vicini, segnali non verbali (che significano pressappoco "anche se sono a pochi centimetri da te, non ti minaccio e non intendo immischiarmi nella tua sfera intima"), e i nostri compagni di viaggio accolgono il messaggio, lo confermano e lo rinforzano ("bene; lo stesso vale per me nei tuoi confronti").
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3 commenti:
Il post di Carlotta e in particolare la frase "non si può non comunicare" mi ha fatto riflettere sull'argomento che sto analizzando sul mio blog (la formzione di genitori e docenti di fronte alle mille notizie di bullismo, aggressività, anoressia, droga...).
"Non si può non comunicare" è una verità fondata: noi comunichiamo ogni volta sia con parole, gesti, versi, sguardi e quant'altro. Noi comunichiamo sempre qualcosa eppure non capisco perchè tanti genitori e docenti non si accorgano dei continui segnali che mandano i ragazzi d'oggi. Segnali di paura, di ansia, di aiuto, di malessere, di noia, di rabbia... tanti segnali ma nessuno li vede, nemmeno coloro che dovrebbero crescere, educare e tutelare questi ragazzi.
concordo a pieno con quello che è stato scritto sia da carlotta che da nadia. ogni nostra parola., pgni nostro gesto e addirittura ogni nostro silenzio è comunicazione! purtroppo sono poche le persone in grado di cogliere la comunicazione "oltre le parole" e credo che sia per questo che come dice nadia, nessuno coglie i segnali che i giovani d'oggi mandano.
noi siamo qui, a studiare queste cose forse anche per questo motivo. vogliamo formare! vogliamo aprire gli occhi a chi ci è davanti e a chi non è in grado di vedere oltre "se stesso"
Leggendo il blog di Carlotta vi ho collegato una disciplina, legata alla comunicazione non verbale, alla quale partecipo e che ho molto a cuore: la danza del ventre o belly dance.
La danza del ventre è un vero e proprio linguaggio simbolico della forza vitale e sensuale della donna: insegna a mettere da parte le inibizioni e ad accettare il proprio corpo, riscoprendo il piacere di esprimersi con maggiore libertà.
Serpente…cammello…simbolo dell’infinito..una dopo l’altra le figure di questa danza si concatenano in una coreografia che è…linguaggio.
Movimenti del corpo che parlano. Più eloquenti delle parole, più potenti e duraturi. E raccontano le gioie dell’ amore, il parto. E ancor di più… come curare il corpo e l’anima.
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